Immagini - In un giorno qualunque
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Immagini - In un giorno qualunque
da FB - backstage
Ultima modifica di Eloisa il Dom Nov 14, 2010 1:04 pm - modificato 1 volta.
Eloisa- Parlo parlo parlo
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Eloisa- Parlo parlo parlo
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Re: Immagini - In un giorno qualunque
Dal sito di Zita Fabiani (centro abbigliamento)
Jazzbianco- Admin.
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Sonsoles- Parlo parlo parlo
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Re: Immagini - In un giorno qualunque
Le immagini:
proseguo qui ( e scusate la mia presunzione, il linguaggio, le sparate ecc. )
un ragionamento che ho iniziato qualche giorno fa sugli scatti fotografici; esulano dal soggetto Marco, anche se sono idee nate guardando le sue foto: vado un pò a ruota libera e appunto non seguo un ordine rigorosamnte logico..
dunque: c'è un inganno nell'immagine ripetuta? Nel particolare che blocca lo scorrere delle cose ? Diciamo che metafisicamente Marco deve sopportare i la ridondanza della sua immagine, un pò come i popoli primitivi che avevano paura che gli scatti togliessero loro vita: qui per assurdo accade la stessa cosa: se la tua immagine appartiene totalmente allo spazio pubblico e lo invade in migliaia di riproduzioni, allora non ti appartiene più , tu sei quel profilo, quella fronte, quelle labra ecc. ecc.frantumate nelle migliaia di percezioni a cui apparterrai ma che non ti appartengono.
E mi domando ancora : quale fenomeno sottointende questa travolgente riproduzione ?
Mi spaventerebbe vedere la mia immagine sparsa ovunque: quella non sarei più io, ma qualche cosa che ha dato una risposta a dei bisogni diffusi, una fenomenologia sottratta al mio controllo e dunque alienata da me : credo sia sempre in gioco quello che anche il pargolo osservava circa le sue interpretazioni: il mercato vuole che ti fermi a valorizzare tutto quello che produci, tu ( lui) invece vorrerti sottrarti e andare avanti per altre vie creative..penso che i nostri tempi siano più feroci per gli artisti perchè li vincolano a logiche riproduttive molto più faticose di qualche anno fa, specie se sono giovani: o li usano e gettano o li tengono sotto la ruota della riproduzione di mercato , innescando anche fenomeni di massa che certo sono tipici della nostra epoca ( nati coi Beatles ? )
proseguo qui ( e scusate la mia presunzione, il linguaggio, le sparate ecc. )
un ragionamento che ho iniziato qualche giorno fa sugli scatti fotografici; esulano dal soggetto Marco, anche se sono idee nate guardando le sue foto: vado un pò a ruota libera e appunto non seguo un ordine rigorosamnte logico..
dunque: c'è un inganno nell'immagine ripetuta? Nel particolare che blocca lo scorrere delle cose ? Diciamo che metafisicamente Marco deve sopportare i la ridondanza della sua immagine, un pò come i popoli primitivi che avevano paura che gli scatti togliessero loro vita: qui per assurdo accade la stessa cosa: se la tua immagine appartiene totalmente allo spazio pubblico e lo invade in migliaia di riproduzioni, allora non ti appartiene più , tu sei quel profilo, quella fronte, quelle labra ecc. ecc.frantumate nelle migliaia di percezioni a cui apparterrai ma che non ti appartengono.
E mi domando ancora : quale fenomeno sottointende questa travolgente riproduzione ?
Mi spaventerebbe vedere la mia immagine sparsa ovunque: quella non sarei più io, ma qualche cosa che ha dato una risposta a dei bisogni diffusi, una fenomenologia sottratta al mio controllo e dunque alienata da me : credo sia sempre in gioco quello che anche il pargolo osservava circa le sue interpretazioni: il mercato vuole che ti fermi a valorizzare tutto quello che produci, tu ( lui) invece vorrerti sottrarti e andare avanti per altre vie creative..penso che i nostri tempi siano più feroci per gli artisti perchè li vincolano a logiche riproduttive molto più faticose di qualche anno fa, specie se sono giovani: o li usano e gettano o li tengono sotto la ruota della riproduzione di mercato , innescando anche fenomeni di massa che certo sono tipici della nostra epoca ( nati coi Beatles ? )
Levnicolaievic- Parlo parlo parlo
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