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Il gioco dell'attesa- versione integrale

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Messaggio Da Levnicolaievic Gio Gen 05, 2012 11:13 am

Il Gioco dell'Attesa

" Prima mi sono cadute le chiavi: siccome avevo il gelato in una mano e il resto da ritirare nell'altra mano, ho guardato le chiavi a terra e mi sono bloccata : ho sperato, invano, che il solito "turista tedesco che passa" raccogliesse le chiavi per me .... quello mi ha guardato da dietro le lenti dei suoi rainbow come fossi un 'esemplare rarissimo di marsupiale della Patagonia e ho dovuto pensare io a toglierlo dall'imbarazzo io , con le mie solite battute sceme ( che lui neanche ha capito ) : " Oggi è una Giornata Particolare ..."
Sghignazzando tra me e me , mentre il tiramisù aveva ormai raggiunto il mio avambraccio e minacciava seriamente di invadere anche la borsetta, ero ancora indecisa se leccare furiosamente il gelato , raccogliere le chiavi o chiudere la borsetta con la mia terza e provvidenziale mano (che spunta sempre nei momenti di imbranataggine assoluta, o almeno dovrebbe )... quando il tirasmisù è piombato giù , proprio sopra le chiavi... al che ho capito che il pomeriggio era di quelli da archiviare il prima possibile e soprattutto ho capito che quando aspetto qualcuno o qualcosa non riesco a fare più niente..." Con le chiavi in mano tutte appiccicose di tiramisù, e con un sorriso ebete rivolto ai passanti che mi osservavano leccare un cono ormai senza gelato, provai a rimanere calma e a dirmi:"è in ritardo soltanto di 10 minuti...che sarà mai..."...ma ormai le idee più strane cominciavano ad affollarsi nella mia mente.....
Non sarebbe arrivato....e quando mai me ne va bene una, pensavo, figuriamoci.......oggi che avevo sistemato tutto nei minimi particolari......che tutti si erano dovuti arrendere al fatto che io non ci fossi davvero per nessuno proprio oggi, proprio in questa giornata, proprio qui...........ecco che mancava il tassello principale, quello sul quale non potevo esercitare alcun controllo, quella parte dell'ingranaggio che avrebbe dovuto far girare tutto perfettamente non si palesava all'orizzonte.......e io non avevo un Piano B......se non fosse arrivato entro mezzora sarebbe saltato tutto........inesorabilmente......Scacciai quel pensiero insopportabile dalla testa.
Guardai oltre la fila di alberi che si spettinavano nel parco, docili giganti sottomessi a quel vento così caldo.........oltre quella panchina solitaria ....oltre....... La situazione era un po’ comica. L’idea di mettersi in ghingheri e aspettarlo nel parco, fingendo nonchalance col gelato in mano, sulla carta m’era parsa un piano perfetto. Non avevo calcolato che la tensione m’avrebbe chiuso lo stomaco e che quel cono che avevo brandito a mò di fiaccola mentre cercavo di darmi un contegno sulla panchina, sbirciando in direzione della mia porta, si sarebbe squagliato ben presto. E , soprattutto, non avevo calcolato un suo possibile ritardo.
Sì, ero ridicola. M’ero anche immaginata la scena: io che mi avvicino alla sue spalle col gelato, fingendo di averne dimenticato l’ arrivo e – toh! - fortuna che rientravo proprio in quel momento. Va beh.
Armeggiando un po’ con le chiavi appiccicose, riuscii ad entrare. La veemenza con cui avevo spinto la porta la fece sbattere con violenza contro la parete. Ci mancò poco che il quadro appeso lì dietro finisse per terra. Ormai rassegnata agli eventi, lo guardai ondeggiare senza avere la forza di tentare un salvataggio. Oscillò ma non cadde. Sospirai.
“Fai sempre di queste entrate trionfali?”, sentii dietro di me.
Come in tutti i momenti epici della mia vita, la mia attenzione si concentrava solo sui particolari; stavo per girarmi verso di lui e avrebbe visto i mostruosi baffi di tiramisù che m'ero fatta nel tentativo di non far sgocciolare quel gelato di cui non avevo avuto la minima voglia. In tutti i momenti epici della mia vita io la facoltà di osservarmi mentre agisco, mi vedo come se mi muovessi al rallentatore : mi sono detta " Ecco, adesso possiamo cominciare a giocare " .. ho elegantemente gettato il gelato nel portaombrelli , ho cercato di non dare retta al solito cuore che faceva le millemiglia e ho sfoderato un tranquillo sorriso , con un accenno di attesa nello sguardo: Silvian , che mi stava davanti con tutta la compostezza del suo invidiabile distacco, è una di quelle persone che possono, se vogliono, cambiarti l'esistenza: ma devono avere una buona ragione per farlo. Come se nulla fosse mi pulisco i baffetti con il dorso della mano.


"Di solito mi precedono anche squilli di tromba", rispondo avanzando verso di lui, ancheggiando leggermente con quelle scarpe tacco dodici che due ore prima mi erano sembrate così femminili e insieme severe, e che ora stritolavano i salsicciotti che avevo al posto dei piedi. Sorrido, dissimulo il dolore con uno sguardo languido, e mi siedo, sempre elegantemente, sulla poltrona più vicina.
Lo fisso negli occhi, neri e profondi, e aspetto. Se le informazioni che gli avevo anticipato tramite mail lo avevano incuriosito a tal punto da volermi incontrare, doveva aver già elaborato una proposta o una soluzione. " Dunque Penelope ? E' un anno che non ricevo tue notizie e poi ti fai viva così ... ho sempre pensato che sei una persona perlomeno curiosa.. ... ma come sei arrivata all'idea del gioco ? "
Ecco, l'ho incuriosito.
Bene.
Ma , adesso ?
Dai Penny, trova le parole giuste, trattienilo ancora per un pò, se ce la fai ..Certo che ce la faccio!.. Diamine , senza le parole giuste il tacco dodici con Silvian serve a poco ( anche se non guasta, come direbbe mia sorella Nina )."Che vuoi che ti dica, Silvian. Son ancora troppo giovane per dedicarmi all'uncinetto, e troppo snob per il burraco. Giocare è sempre bello, non trovi? A sette anni come... beh, non è il caso che ti ricordi quanti anni ho", risposi sfoggiando il mio miglior sorriso.
Tolsi le scarpe e rimasi scalza, tuffandomi sulla poltrona. Una donna scalza è sempre affascinante, pensai. Specie se fosse disposta a qualsiasi cosa, anche a lanciarsi in una gara di rutti all'Oktober fest, pur di togliersi quelle tagliole dai piedi.
"Visto che sei qui, mi pare scontato che tu voglia saperne di più a proposito del gioco", dissi con un tono un po' beffardo.
Silvian mi osservava, e il suo sguardo s'era fatto divertito. Buon segno. " Da dove vuoi che inizi?"
Silvian mi provocò con un tono fintamente minaccioso: " Dalle bugie, cominciamo da quelle,sì"
" Di quali bugie stai parlando? " Mi tremava un po' la voce così presi a grattarmi un piede piegandomi su me stessa, attorcigliandomi nella poltrona che ora scottava sotto di me.....
Le bugie erano sempre stato il mio forte .....dopo la prima, architettata secoli prima mi pareva, la strada verso la menzogna si era fatta sempre meno ardua....ma adesso che quella richiesta mi aveva destabilizzata, la cosa più complicata era partire dalle bugie.........
Dovevo rassegnarmi a spiegare la vera ragione per cui avevo pensato a "quel" gioco e perchè avessi mentito per tanto tempo su quella faccenda.
” Senti...mi sembra di capire che avete perso i contatti con Man..."
Silvian tace: la sua famiglia è armena e deve a questa origine la profondità dello sguardo e la capacità di dissimulazione: lui è veramente il maestro dell' autocontrollo e non sai mai quello che sta provando veramente, tutto il contrario di me, insomma. Continuo a stare in silenzio guardando fuori dalla finestra lui mi osserva e non risponde.
Va bene così.....tergiversiamo....una donna assorta che si lascia osservare ha sempre un certo fascino...calma, riprendi il controllo, certo avrei potuto salutarlo meglio - mi dico - ha ragione lui sono sempre strani i nostri incontri; quella prima volta ad Istanbul quando dopo la presentazione mi arrivò un secchio d'acqua in testa, che figura !

"Ok non vuoi rispondere ora ma certo sarai stanco, vuoi posare lo zaino in camera ? " dico alzandomi lentamente " Prima di parlare dell'organizzazione dell'evento e delle bugie, che io chiamerei piuttosto decisioni prese a tua insaputa, riposiamoci, fa veramente troppo caldo oggi ...."
Annuisce, mi segue in camera ed io l'osservo muoversi con eleganza rimanendo appoggiata alla porta.
Quegli occhi profondi e quel colorito intenso della pelle, certo chiunque perderebbe la testa per uno così........vuoi giocare ragazzo e va bene giochiamo allora...non solo al "gioco " ufficiale , al lavoro che sei venuto a fare qui in Italia....sei venuto da me, ora sei a casa mia e la cosa mi ha sorpreso davvero, ci speravo ma non ci credevo, un punto per te direi, ora vediamo come posso rilanciare....... prima di agire bisogna fare una strategia e prima ancora bisogna studiare l'avversario.....oddio non sarebbe poi così male studiarlo per bene quest'avversario...........
"Hai fame ? Prepariamo qualcosa da mangiare ? " "No, non sono venuto per mangiare", mi risponde un po' seccato aprendo lo zaino e facendo così sparire la mia visione di lui ai fornelli, intento a preparare khinkali e kyufta... un piacere per gli occhi ed il palato...
"Voglio farti vedere subito una cosa" e affonda le mani tra T-shirt nere alla ricerca di qualcosa che evidentemente non trova perché, dopo aver rovistato nervosamente nello zaino si accascia in ginocchio, impietrito, bisbigliando appena, con un fil di voce "È stato Man... può essere stato soltanto lui"." Qui la faccenda si complica : deve essere successo qualche cosa di grave....
Silvian è uno che non si scompone mai ! Si muove sempre come uno di quei gatti che nessuna cosa al mondo sarebbe in grado di coinvolgere più di tanto: figuriamoci farsi vedere ( da me poi..) in questo stato di prostrazione. Risultato? Anche io vengo presa dall'agitazione.. balbetto qualche cosa ,inciampo nel tappeto per correre da lui ,gli rovino addosso e mi merito una carezza sulle spalle , così , mentre mi rimette in sesto: decido che ormai devo scoprire le mie carte..: " Senti a me le l'idea del gioco è venuta perchè ci sono solo due cose che riescono a fare uscire Man dai suoi nascondigli, e tu lo sai meglio di me..
" L'allestimento di un'opera di Mozart......." sillaba lentamente Silvian
" E.... la Parigi-Dakar..... " concludo io allontanandomi a fatica dalle sue braccia, che però non mi trattengono più del necessario. Silvian ha già in mano il cellulare e sta raccogliendo le sue cose:" Non sono venuto a Roma per sentirmi dire quello che sapevo già...so benissimo che Man sta organizzando la sua corsa nel deserto.. credevo che il tuo gioco prevedesse qualche strategia diversa.. lo sai che dobbiamo recuperare tutti quanti i 40 manoscritti , te volevo mostrare uno...ma ..."
" E infatti.. se solo tu mi stessi ad ascoltare..." Ti sto ascoltando, mi sembra.. " Ecco , quando fa così lo ammazzerei: quasi quasi lo mollo qui, sui due piedi , porca miseria ladra e assassina, che Giornata Particolare , guarda!! I manoscritti li recupero io per prima e da sola !"Proveremo comunque a stanarlo. Domattina ci sarà un'asta importante qui in centro " continuai io con voce calma ma decisa " abbiamo organizzato tutto. Il lotto n. 5 sarà un manoscritto misterioso e raro dal contenuto incomprensibile, ritrovato fortuitamente tra gli oggetti lasciati agli eredi da un vecchio esploratore scomparso di recente...ci sono state già tante richiesta d'informazioni da compratori stranieri. Noi speriamo che Man si manifesti così. Io sarò in sala e tenderò a indirizzare l'asta se qualcosa d'interessante accadrà , o qualcuno di noto si facesse vivo. Alla fine comprerò il falso manoscritto per farlo abboccare all'amo..." I suoi occhi brillarono e si mise seduto. Ora cominciava a capire." Non potevamo dirti di più prima, ad Istanbul. Insomma dati i tuoi legami con Man.... ti ha fatto da secondo padre, ti ha cresciuto..... anche se alcuni di noi hanno sempre avuto fiducia in te ...come essere sicuri che tu fossi dalla nostra parte. Ora invece le cose potrebbero cambiare...tu sei qui ed hai l'occasione di essere inserito nel progetto, dipende solo da te"." Penelope io voglio solo fargliela pagare per quello che ha fatto ai miei genitori ed al mio popolo....sono pronto a tutto "
Ecco ora era pronto anche a riposarsi ed a cenare.

Capitolo II


Anche questo tassista vuol farmi fare un giro turistico, devo avere proprio l'aria della turista sprovveduta... meglio così, nessuno farà troppo caso a me. Venti euro per la corsa e scendo in una stradina laterale, a fianco del palazzo barocco che ospita la casa d'aste. Sono in anticipo di quasi un'ora... il sole inizia già a bruciare... anche questo sarà l'anno più caldo della storia... ci vorrebbe un gelato, nell'attesa. " Cammino vicino ai muri : silenzio quasi assoluto.
Silvian è già ripartito verso l'aeroporto, abbiamo appuntamento fra qualche giorno a Istambul, se tutto andrà bene, se Man si farà vivo... anche se la parola " vivo" non ha molto senso usata nei suoi confronti.. è un essere sgradevole, di una cortesia gelida , che credo sia l' abito di una personalità deviata, a me fa un pò paura quell'uomo...
Mentre sono immersa in questi pensieri cerco di controllare la sottile inquietudine che comincia a farsi strada in me: ripenso a come ci siamo salutati io e Silvian , alla sfumatura di allegria che ho visto in fondo ai suoi occhi , alla dolcezza del suo saluto e alla promessa che conteneva il suo abbraccio, chiudo gli occhi per un momento .....e vado a sbattere contro la corpulenta figura di Nina.. inseparabile sorella nonchè efficientissima collega di lavoro: " Abbiamo già imboccato il viale del tramonto? Da quando in qua perdi la concentrazione ancora prima di entrare ... ? Ci sono già tre clienti collegati e non sapevo più come tranquillizzarli..la sala è piena ... dai muoviti a salire !.." Ed io che credevo d'essere in anticipo, e anche di passare inosservata, accidenti. Seguo Nina, fino all'ingresso del palazzo. L'aria condizionata è troppo alta, sento il viso gelare, si stanno gelando anche i pensieri, vedo tutto giallo, forse sto per svenire.
Sono proprio svenuta, e quando riapro gli occhi, dietro alla sagoma invadente di Nina china su di me, intenta a sventolarmi con il catalogo dell'asta, scorgo la figura di un uomo. Delle braccia robuste mi tirano su, mi rimetto in piedi ed osservo l'uomo. Sguardo deciso e mascella larga, elegante e sobrio. " Come si sente Madame ? ", accento straniero nel suo italiano.
Mi sistemo il cappello e controllo che il mio abito sia in ordine, l'idea di vestirmi alla Audrey Hepburn mi era sembrata buona ma ora temo di essere ridicola. Penso per un attimo che sono contenta che Silvian sia lontano.
Sorrido -" Sto meglio grazie, è stato lo sbalzo di temperatura ........questo caldo" - mi rivolgo con sufficienza a Nina come fosse la mia assistente - " mi cerchi qualcosa da bere per favore! " - comincio la recita, d'altronde sono qui per un motivo preciso. Lei mi lancia uno sguardo divertito, ha capito. Porgo il braccio al mio improvvisato cavaliere e penso di entrare in scena con lui . Ma devo sapere chi è costui ! Speriamo che Nina si dia da fare .
La sala è veramente quasi piena, le specchiere antiche con cornici dorate diffondono la luce di lampadari carichi di cristalli. Sedie con imbottiture in velluto e profili lavorati sono occupate da un variegato pubblico, molte donne, molti colori, ma gli uomini in abito scuro spiccano.
Ci sediamo, scambiamo ancora qualche parola, mi guardo intorno e noto alcuni volti conosciuti ma nulla di particolarmente interessante mi sembra, forse proprio il mio "lui" del momento è la persona da tenere d'occhio, forse ci stiamo tenendo d'occhio a vicenda.......
Ecco il nostro momento. Il banditore presenta con enfasi il pezzo, il manoscritto antico è esposto nella teca accanto a lui, "....un pezzo unico e miracolosamente sopravissuto al tempo, un testo misterioso in una lingua ancora non del tutto decifrata..." . Dichiara aperta la gara con un prezzo d'ingresso alto ma certo non impossibile per i collezionisti, soprattutto per "quel" collezionista !
Non mi espongo subito attendo di vedere chi si muove. Un paio di offerte arrivano per telefono tramite intemediari, poi un uomo alza la posta ed una signora rilancia.
Io comincio a pensare d'intervenire quando sento un oggetto freddo, metallico, toccarmi il fianco, il mio cavaliere mi dice sussurrando " Non credo proprio lei possa farsi sfuggire il pezzo madame " .
Oddio ma non sarà mica una pistola ? Mi volto di scatto abbassando lo sguardo, e temo il peggio.
E invece no, non è una pistola. E' una fiaschetta di metallo, di quelle che gli ubriaconi nei film nascondono nel taschino per concedersi un sorso lontano da sguardi di riprovazione.
"Un po' di vodka?", chiede il mio improvvisato barista.
Di fronte al mio sbigottimento, aggiunge: "Le ci vuole un po' di carica, se intende dar battaglia per il manoscritto".
Subito dopo sorride e rilancia a sua volta l'offerta al banditore.
Ah, è così? Guerra e sfottò? Non sai che ti aspetta, bello mio. In una gara a chi sa essere più acido, vincerei persino contro uno Yomo dell'anno scorso. Le offerte si susseguono e mi danno il tempo di studiare meglio il mio massiccio vicino: indossa e un vestito in gabardin blu cobalto e parla un italiano molto corretto, troppo corretto, non è la sua lingua madre ...sta combattendo a colpi di 500 euro per volta con una elegante signora in tailleur verde malva... si limita ad alzare il sopracciglio ogni volta che la lady-in-green fa la sua offerta... mi inserisco anche io , riuscendo a catturare nuovamente la sua attenzione:
- Le piacciono le lingue morte, signorina ?
- Non più di quanto piacciano a lei, mi pare ..
_ Ah, ma il mio non è un interesse personale, il mio popolo è geloso della sua storia, voi non potete capire, voi ne avete così tanta di storia...
E fa un ampio cenno con la mano , come ad indicare tutto quanto ci circonda: poi la sua mano sfiora la mia, un gesto leggero, ma sgradevole. Finalmente Nina si avvicina e mi passa un messaggio piegato in mano mentre mi dice "Va meglio ora ? Desidera qualcosa ? ", sorrido, la licenzio e mi chino come a sistemare il vestito per leggere lontano da occhi indiscreti : E' lui l'emissario, stai attenta. Portatelo dietro sarai seguita.
"Allora è il momento di vincere l'asta, speriamo bene ! " - penso questo mentre alzo il braccio e faccio la mia offerta mostrando le dita, è molto più alta delle altre, si sente un brusio.
Tutti si girano verso di me e il banditore comincia a contare: " Nessun altro offre di più ? ".
Momenti interminabili........sto sudando, il mio misterioso cavaliere mi guarda, sembra indeciso ma non agitato. Quando ho l'impressione che stia per rilanciare invece abbassa la mano sulla mia e dice piano: "Se ci tiene tanto deve significare molto per lei.....avrà la compiacenza di spiegarmi quando saremo in volo, ho l'impressione che abbiamo la stessa meta........nulla accade per caso, vero madame ".
Faccio un sussulto, lo guardo interrogativa e sento dal banco " Aggiudicato !".

"Penelope mia ora inizia il bello........questo tipo è troppo accondiscendente......ma non te ne potevi stare per i fatti tuoi a seguire i progetti umanitari....sempre pronta a complicarti la vita tu ! " eccola la vocina interiore, mancava solo lei. " Sono seduta accanto a quest'uomo ormai da due ore, ancora poco tempo e atterreremo all'aeroporto di Istanbul: ho avuto tempo per pensare, Man non è per nulla invadente, sembra chiuso nei suoi pensieri.
Prima di decollare ho fatto in tempo anche a sentire Silvian, gli ho detto che abbiamo agganciato Man, che mi ha invitato nella sua villa sul Bosforo per visionare assieme i manoscritti .. Silvian mi ha tranquillizzato , Man non è interessato a me ma è maledettamente curioso di sapere cosa contengono i manoscritti: mi ha spiegato che devo soprassedere, che devo accampare qualche scusa, la stanchezza o un appuntamento importante e non accettare la sua ospitalità.. ci troveremo invece io e lui in centro, nel parco davanti alla Moschea Blu, lì potremo mimetizzarci in mezzo alla folla per parlare con un pò di tranquillità...Io comunque resto agitata, non so se è perchè Istanbul mi ha sempre un pò inquietato, oppure perchè rivedrò Silvian e insieme dovremmo vivere questa strana avventura. l'agitazione piano piano si trasforma in speranza ed ottimismo. Nonostante la mia proverbiale incapacità a gestire le emozioni, questa volta non ho niente da recriminare, me la sono cavata egregiamente, anche durante l'asta sono riuscita a mantenere un certo controllo.
Mi alzo, orgogliosa e fiera, mi dirigo verso la toilette, con in mente il volto di Silvian, immaginando l'espressione dei suoi occhi quando mi vedrà, e non mi rendo immediatamente conto che anche un altro passeggero si è alzato dal suo posto.
Apro la porta del bagno, sto per entrare, quando un'ombra veloce alle mie spalle mi spinge all'interno con prepotenza.
Non faccio in tempo ad emettere un fiato che una mano copre le mie labbra. Non riesco a pensare a nulla, sono paralizzata dal terrore. Il bagno è piccolissimo e ci stiamo a malapena in due, ho una strana sensazione di soffocamento.... maledetta la mia claustrofobia! Lo sconosciuto lentamente mi fa voltare verso di lui e mi ritrovo a fissare due occhi scuri ed espressivi che mi ordinano di tacere:
-"Non voglio farti del male, ma per il bene tuo e delle persone che si trovano su questo aereo, ti consiglio di non emettere un fiato" - è un ragazzo, e da come mi sta parlando e dal modo in cui mi guarda penso anche io che non mi farà del male. Annuisco.
"Voglio il manoscritto" - mi sussurra -
"mi serve" - gli occhi espressivi si colmano di angoscia.
Lentamente toglie la sua mano dalla mia bocca e urlo. Come tutte le donne di tutti i film di spionaggio, anche io urlo. Solo un secondo di smarrimento e poi capisco che in realtà non ho emesso nessun suono e sono rimasta con la bocca spalancata, a pochi centimetri dal suo viso, che si illumina inaspettatamente ed altrettanto inaspettatamente scoppia a ridere. Poi di colpo torna serio. "Aveva ragione Silvian a fidarsi di te... meglio così".
Ma che razza di sciagurato... un imbecille,a momenti mi viene un infarto! E questo se la ride e anche di gusto !!!
- Devo proprio presentarmi: sono Alper, il tirapiedi di Silvian a Istanbul ... diciamo quello che deve fare tutto il lavoro sporco, nella fattispecie assisterti da lontano.. scusa il modo che ho scelto per farti sapere della mia esistenza, ma adesso sei più tranquilla , no? "
- Come , no ? Tranquillissima.. capirai... per poco non ci resto secca su questo lavandino...
- Eh.. che sarà mai! Ti ci devi abituare se farai questo mestiere...
- Di che mestiere parli, scusa ? Permetti che io non sia molto d'accordo, e poi non abbiamo tempo di fare le presentazioni in grande stile.. puoi uscire , per favore ?"
Non faccio neanche in tempo a parlare che Alper si è già catapultato fuori regalandomi un ultimo sorriso prima di chiudere la porta di questo bugigattolo: sprigiona una carica di energia unica, si muove con una perizia e una eleganza contenute ma piene di forza , Silvian non sceglie mai nessuno casualmente.. è vero, son già più tranquilla. Mi guardo allo specchio e cerco di mettere ordine ai miei pensieri. Infondo ero venuta al bagno per questo.
Da quando avevo capito che l'uomo conosciuto all'asta era Man avevo cominciato a preoccuparmi sul serio, per fortuna Nina mentre mi salutava aveva fatto in tempo a dirmi che ci avrebbero seguiti e di scendere al "Seven Hills", un hotel piccolo proprio al centro del Corno d'oro, il vecchio centro storico pieno di vicoli e fascino...niente grandi alberghi o grattacieli, peccato non essere in vacanza !
Come fare a sganciarmi da quell'uomo è ora il problema, non posso lasciargli vedere il manoscritto capirebbe subito che è molto meno importante di quello che crede ed io da sola come spiegherei la cosa ?
Devo scappare immediatamente all'arrivo, se entro in auto con lui non avrò scampo.
"Signora tutto bene ? Stiamo iniziando l'atterraggio dovrebbe riprendere posto ! " è la Hostess che bussa alla porta.
Esco e faccio appena in tempo a sedermi che, allacciate le cinture, inziamo la discesa.
Lui mi guarda interrogativo, io faccio un sorriso forzato ma non mi chiede nulla, non sarebbe gentile da parte sua.
Io guardo insistentemente fuori dal finestrino e non mi costa la minima fatica concentrarmi su ciò che vedo. Lo skyline di Istanbul è una delle cose più affasciananti che io abbia mai visto, un colpo al cuore, ogni volta penso che avevano ragione gli scrittori antichi e che sarebbero impazziti a vedere la città dal cielo.
Eccola la porta tra oriente ed occidente, acqua e monti, minareti e cupole accanto a palazzi moderni e ponti enormi, passato e futuro insieme, l'ultimo posto dove ti senti in Europa ed il primo dove capisci di essere in Asia.
Sta anche cominciando a tramontare il sole e tutto diventava più intenso.
Eccoci, toccato terra, decelerazione e poi stop.
Penso che mi muoverò con molta lentezza cercando di osservare con molta attenzione tutto e tutti attorno a me per trovare un appiglio ed una via di fuga.
Comincio ad alzarmi lui mi aiuta tira giù dalla cappelliera il mio prezioso bagaglio a mano ed io prontamente glielo levo dalle mani. Fa un po' di resistenza ma poi cede.
Come mai sento tanto caldo all'improvviso, chissà mi dico sorridendo e slacciando la camicetta. Oddio penserà ad un gesto di seduzione, ci manca solo questo ora.
Lungo il corridoio Alper s'inserisce tra di noi, ottimo, gli lancio uno sguardo riconoscente. Cercodi muovermi più veloce ed ho la sensazione che mi segua anche un tipo alto e scurissimo di carnagione, avevo già notato come mi osservava durante il viaggio, sarà un uomo di Man, difficile pensare fosse solo.
Esco dall'aereo e supero le persone davanti a me, Alper ha fatto cadere un trolley su un piede di Mann.......momento di scompiglio ed io corro fuori dal tunnel.
Agitata mi guardo intorno ed in quel momento un' automobilina elettrica mi affianca e una donna mi dice : Prego salga, l'aspettano all'uscita laterale.
Sospiro di sollievo, da seduta mi volto e vedo il tipo alto seguirmi con lo sguardo.


Capitolo terzo:

Usciti dall' Ataturk Airport , percorriamo ad alta velocità l'ampia arteria della kennedy caddesi. Seduto accanto a me Alper canticchia e si aggiusta continuamente il ciuffo, rivolgendomi frequenti sorrisi; al volante questa signora serissima che sa guidare in modo eccellente e sembra immersa nei suoi pensieri.
Anche io mi astraggo un pò, guardando fuori dal finestrino: il traffico è intenso, sta scendendo la sera già fresca anche se siamo all'inizio di settembre; nonostante il vento freddo che soffia dall'altopiano anatolico i turchi camminano e camminano; c'è sempre gente che va a piedi, persino qui, a fianco dell'autostrada; distinguo i piccoli personaggi in cima alle colline fittamente abitate, gente che cammina con borse o senza nulla, veloci in questa brulicante e immensa periferia , migliaia di persone, sovrastate da palazzi ancora da concludere, vicino a bar occupati solo da uomini silenziosi, gente composta e vestita all'occidentale: scorgo poche donne velate. Ritorno a guardare il mio vicino che mi sorride incoraggiante e gli domando : " Ma tu, Alper, quanti anni hai ? "
"V entidue" mi risponde sorridendo.
"accidenti....sei molto giovane" rimango stupita della sua età.
"in questo lavoro si cresce in fretta... "
"Come hai conosciuto Silvian?" gli domando
Alper si irrigidisce e tutta l'energia positiva che percepivo fino a poco prima, sparisce.
"Silvian, Silvian! Tutte le donne lo cercano! Tutte le donne lo vogliono! Anche tu lo vuoi?" Si volta a guardarmi negli occhi, come a volerci leggere qualcosa, poi riporta malinconicamente l'attenzione sulla strada.
"Silvian è mio fratello"
a quell'affermazione la donna misteriosa al volante sbanda leggermente
"stai zitto Alper" la sua voce è tagliente e glaciale.
"Non ti preoccupare" gli risponde lui, continuando a fissare la strada
"Ma com'è possibile.... credevo che Silvian non avesse fratelli" mormoro incredula
"tu pensi che i fratelli siano solo quelli di sangue?"
"Alper basta!" la donna al volante è nervosa.
"scusatemi... io non volevo...." cerco in tutti i modi di calmare le acque, ma l'atmosfera dentro l'auto si è fatta improvvisamente pesante.
"Lascia stare, non ti scusare" mormora lui.
Riporto il mio sguardo verso il paesaggio che scorre fuori, cercando di rilassarmi, quando all'improvviso vedo arrivare a tutta velocità un auto contro di noi, faccio appena in tempo ad aprire la bocca per urlare che la nostra vettura, urtata in un fianco, sbanda paurosamente: l' autista inchioda con una frenata che mi toglie il respiro, bestemmiando qualche parolaccia in turco e urlando poi ad Alper qualche altra cosa con una rabbia di quelle che non vedevo da tempo.
Anche Alper urla e mi spinge fuori dall'auto mentre quella riparte di botto.. io sono sotto shock, Alper mi spinge in un vicolo e si mette a correre trascinandomi con lui.... corriamo, ma nessuno ci insegue .
Mi manca il respiro: devo fermarmi. Ci inabissiamo in un sottopassaggio che è ingombro di venditori ambulanti: vedo un giocattolo che mi piacerebbe comprare, se mai ripasseremo di qua.... la gente è tantissima, dobbiamo rallentare per forza, ma non credo che ci sia più pericolo.
" Adesso posso sapere cosa è successo ? " Chiedo , ancora ansimante.
" Certo che puoi saperlo: ma tanto non capiresti comunque niente "
" E tu prova lo stesso a raccontarmelo: anche se non sembra , sono abbastanza intelligente "
" Voi donne occidentali avete questo che vi rende interessanti: siete capaci di chiedere "
" Mi fa piacere che tu me lo dica , ma non mi freghi con un mezzo complimento "
" OK! Se proprio vuoi: noi saremmo i destinatari di un avvertimento diretto a Silvian.."
" " Tuo fratello.. "
" " Fratello.. al paese, in Armenia , siamo tutti fratelli..
La gente ci spintona da una parte e dall'altra; ad un certo punto perdo l'equilibrio rischiando di rovinare a terra, ma Alpe rprontamente mi afferra per un braccio, tenendomi su.
Me lo ritrovo a pochi centimetri dal viso a fissarmi preoccupato
"Tutto bene?"
Faccio di sì con la testa e distolgo lo sguardo.
"Dimmi la verità Alper, ci vogliono uccidere?" mi trema leggermente la voce e mi manca il respiro. Tutta quelle persone intorno iniziano a darmi fastidio, mi sembra di soffocare.
"No, per adesso no. Vogliono solo impedirci di arrivare a Silvian." Si guarda intorno preoccupato
"dobbiamo muoverci, non possiamo stare fermi troppo a lungo in un posto"
mi prende per mano ed entriamo in un portone.
Mi tira per un lungo corridoio, saliamo delle scale , usciamo in un loggia, mi fa scavalcare un parapetto, attraversiamo velocemente uno spiazzo dove degli uomini sono inginocchiati in preghiera, sembra una piccola moschea chiusa tra le case.....arranco dietro a lui e vedo scorrere velocemente ambienti intorno a me.
All'improvviso mi fa segno di accucciarmi, siamo su un balcone con alta balaustra.
Guardo attraverso le fessure del legno e vedo l'auto in fiamme, la nostra auto.
Siamo tornati indietro !
La donna che era alla guida è stesa a terra e sembra priva di conoscenza.
Un flash attraversa la mia mente e dico a voce alta "il manoscritto sarà distrutto ! ".
Lui mi guarda un attimo serio poi mi indica perentoriamente di non muovermi e sparisce.
Lo vedo poco dopo girare intorno all'auto. Osserva le fiamme e poi si piega per soccorrere la donna, la trascina verso l'edificio in cui sono nascosta io.
Dopo qualche minuto sento una voce che mi chiama dalle scale.......una voce di donna "ma è Nina, e come è arrivata qui ? " Meno male che sei qui , Nina! " Urlo correndole incontro e la abbraccio come se non la vedessi da una vita!
" Su , su... " mi fa lei con premura , ripulendomi la gonna .
Alper ci spinge di nuovo verso il bazar , mentre anche la donna si è ripresa e cammina velocemente accanto a lui :" Ragazze, è una fortuna che il manoscritto si sia bruciato... così Man non saprà mai che la nostra era tutta una bufala per attirarlo ..... adesso però dobbiamo stare doppiamente all'erta perchè la sua attenzione si concentrerà su di noi......vorrà sapere da noi cosa c'era scritto in quelle carte... sono anni che insegue questa traccia e noi approfitteremo della sua avidità per portarlo dove vogliamo..."
" E dove..... dove lo vogliamo portare ? " Chiedo con una voce un pò stentata, incrinata dalla paura che mi ha comunicato l'incidente..
" Intanto andiamo a prendere alloggio al " Seven Hills" come da copione: lì ci sarà Silvian e, se lui vuole, se lui ha deciso che tu debba sapere... allora saprai "
Dicendo questo Alper si è fermato, ha intuito i miei timori e con un gesto inaspettato mi prende la mano e me la bacia elegantemente: questo ragazzo mi piace.




Levnicolaievic
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