Perche piace il "nuovo" Mengoni ?

Il mio apporto a questa discussione è sicuramente banale, e anche parecchio. Ma scaturisce da una considerazione che ho sempre fatto.

E allora per un attimo torno indietro alla finale di X Factor, al momento in cui Marco chiuse quel suo breve e incredibile percorso e si affacciò fuori.

Ricordo perfettamente di aver pensato: questo ragazzo è destinato a un successo assoluto, perché lui è talento assoluto. Il mondo non potrà non accorgersi di quanto lui sia differente da tutto il resto. Certe vette di intensità, comunicativa, eclettismo non possono non colpire chiunque ne venga in contatto. Ero totalmente certa di avere assistito alla nascita di un fenomeno unico e misterioso, destinato a un futuro di consenso incondizionato e ricordo bene le facce attonite (a dir poco) delle persone che ascoltavano le mie teorie di gloria infinita.

Sappiamo poi come sono andate le cose. Produttori inadeguati e incapaci di gestire il famoso diamante grezzo, lotte intestine con conseguente mancanza assoluta di promozione e visibilità.

E ora, con una produzione professionale e un prodotto dalla confezione impeccabile ed elegante, il successo. E qui concordo completamente con l’analisi di Jazz.

Però ripenso al primo Sanremo. Il ragazzo strano, con il kajal e il look non sanremese, con un pezzo non sanremese, aveva profondamente colpito quella platea. Ricordate la reazione del pubblico in sala? Incantato.

Cosa voglio dire? Voglio dire che quello che avevo pensato alla fine di X Factor lo penso ancora oggi.
Marco si vende da solo. Marco colpisce, incuriosisce, incanta. Con la sua voce, i suoi occhi, il suo animo inquieto, il suo cuore palpitante. Sempre.
Con il bianco e nero o i colori pastello, con il kajal o il completo Ferragamo, con le schitarrate e le sospensioni drammatiche o con le sonorità delicate, con i voli pindarici della voce o i sussurri raffinatissimi.

Marco è un cavallo vincente, per dirla con la Nannini.
Aveva solo bisogno della credibilità e della visibilità che un team di professionisti gli ha finalmente concesso.

La “normalizzazione” era un passo inevitabile? Non lo so. E lo dico sinceramente, senza verità in tasca.
Se questi produttori fossero stati un po’ più coraggiosi e avessero dato vita a un progetto più interessante, con lo stesso tipo di visibilità mediatica e promozione, siamo sicuri che Marco non avrebbe comunque ottenuto questo successo che è SUO?

Kiki ha scritto:Il mio apporto a questa discussione è sicuramente banale, e anche parecchio. Ma scaturisce da una considerazione che ho sempre fatto.

E allora per un attimo torno indietro alla finale di X Factor, al momento in cui Marco chiuse quel suo breve e incredibile percorso e si affacciò fuori.

Ricordo perfettamente di aver pensato: questo ragazzo è destinato a un successo assoluto, perché lui è talento assoluto. Il mondo non potrà non accorgersi di quanto lui sia differente da tutto il resto. Certe vette di intensità, comunicativa, eclettismo non possono non colpire chiunque ne venga in contatto. Ero totalmente certa di avere assistito alla nascita di un fenomeno unico e misterioso, destinato a un futuro di consenso incondizionato e ricordo bene le facce attonite (a dir poco) delle persone che ascoltavano le mie teorie di gloria infinita.

Sappiamo poi come sono andate le cose. Produttori inadeguati e incapaci di gestire il famoso diamante grezzo, lotte intestine con conseguente mancanza assoluta di promozione e visibilità.

E ora, con una produzione professionale e un prodotto dalla confezione impeccabile ed elegante, il successo. E qui concordo completamente con l’analisi di Jazz.

Però ripenso al primo Sanremo. Il ragazzo strano, con il kajal e il look non sanremese, con un pezzo non sanremese, aveva profondamente colpito quella platea. Ricordate la reazione del pubblico in sala? Incantato.

Cosa voglio dire? Voglio dire che quello che avevo pensato alla fine di X Factor lo penso ancora oggi.
Marco si vende da solo. Marco colpisce, incuriosisce, incanta. Con la sua voce, i suoi occhi, il suo animo inquieto, il suo cuore palpitante. Sempre.
Con il bianco e nero o i colori pastello, con il kajal o il completo Ferragamo, con le schitarrate e le sospensioni drammatiche o con le sonorità delicate, con i voli pindarici della voce o i sussurri raffinatissimi.

Marco è un cavallo vincente, per dirla con la Nannini.
Aveva solo bisogno della credibilità e della visibilità che un team di professionisti gli ha finalmente concesso.

La “normalizzazione” era un passo inevitabile? Non lo so. E lo dico sinceramente, senza verità in tasca.
Se questi produttori fossero stati un po’ più coraggiosi e avessero dato vita a un progetto più interessante, con lo stesso tipo di visibilità mediatica e promozione, siamo sicuri che Marco non avrebbe comunque ottenuto questo successo che è SUO?

@ Kiki, concordo pienamente:"questo successo è SUO" e solo SUO e anche lui deve prenderne atto, essere consapevole di quanto vale e che ciò che sta raccogliendo adesso lo deve principalmente a se' stesso e al fatto di essere così speciale.

ariadne ha scritto:[...] Marco ha deciso di sfruttare questa opportunità tornando in tono dimesso ,voce sotto controllo ,aspetto perbene ,canzone tradizionale ,testo che fa gioco pure ai preti per le prediche ,insomma sembra avere messo la testa a posto ,lasciando da parte atteggiamenti ambigui, vocalità prorompente ed egocentrismo. E così tutti ad applaudire.
Io ,nel frattempo, non gioisco troppo del suo successo [...] adesso é tornato di moda Marco, per quanto tempo? A che prezzo lo sapremo fra poco ,quello che spero é che sappia sfruttare al meglio tutto questo in vista del futuro ,aver cantato Tenco é secondo me un segno che non si vuole fermare a quello che stiamo sentendo,che questo é un sacrificio necessario per cercare di raggiungere la libertà espressiva [...].
Tenco gli ha permesso intanto di mettere in evidenza le sue doti di interprete che nessuno può più ignorare, credo che questo sia il vero punto da cui ricomincia la sua carriera.

Kiki ha scritto: [...]

La “normalizzazione” era un passo inevitabile? Non lo so. E lo dico sinceramente, senza verità in tasca.
Se questi produttori fossero stati un po’ più coraggiosi e avessero dato vita a un progetto più interessante, con lo stesso tipo di visibilità mediatica e promozione, siamo sicuri che Marco non avrebbe comunque ottenuto questo successo che è SUO?

Per evitare di dilungarmi in inutili pipponi in toto queste due considerazioni e porto via le chiappe

@Kiki, i tuoi apporti, , non sono mai banali:
in particolare , quando dici:
" ]Cosa voglio dire? Voglio dire che quello che avevo pensato alla fine di X Factor lo penso ancora oggi.
Marco si vende da solo. Marco colpisce, incuriosisce, incanta. Con la sua voce, i suoi occhi, il suo animo inquieto, il suo cuore palpitante. Sempre.
Con il bianco e nero o i colori pastello, con il kajal o il completo Ferragamo, con le schitarrate e le sospensioni drammatiche o con le sonorità delicate, con i voli pindarici della voce o i sussurri raffinatissimi.
Marco è un cavallo vincente, per dirla con la Nannini.
Aveva solo bisogno della credibilità e della visibilità che un team di professionisti gli ha finalmente concesso.
La “normalizzazione” era un passo inevitabile? Non lo so. E lo dico sinceramente, senza verità in tasca.
Se questi produttori fossero stati un po’ più coraggiosi e avessero dato vita a un progetto più interessante, con lo stesso tipo di visibilità mediatica e promozione, siamo sicuri che Marco non avrebbe comunque ottenuto questo successo che è SUO?[/color][/b]

Non lo sappiamo, non lo possiamo sapere : certo che Marco strega tutti gli spettatori che lo vedono Live, ha una " potenza di fuoco " incredibile , da bloccare sulla seggiola....
però " per cantare qualche cosa, dobbiamo saperla cantare, ma prima di tutto dobbiamo avere qualche cosa da dire... "
è banale come considerazione , però un progetto è imprescindibile dal mondo poetico del suo autore : e qui forse ha ragione anche Bridget, quando dice che Marco fra qualche anno ( forse) saprà riproporci i colori di Solo 2.0 con una consapevolezza che chissà cosa ci potrà riservare. Quel disco è stato come una corsa mozzafiato, che l'ha visto ansimare, e arrivare esausto: gli è costato uno sforzo enorme. Perchè ha costruito un intero album sulla fuga e sulle emozioni difficili della sua esperienza di ragazzo lanciato sul palcoscenico, con tutto il corollario di rapporti ed esperienze che questo mondo impone.
L'onestà intellettuale, umana , la generosità, la sincerità nel racconto di una sofferenza , la capacità di " denudarsi" emotivamente ; tutto quanto poteva mettere, Marco l'ha estratto da sè e gettato nel disco: se posso azzardare un pensiero, non me ne vogliate, questo mondo poetico, quello di Solo 2.0, soffre di una " mancanza di respiro" , è un po' claustrofobico, angosciato, riflette bene i mesi vissuti da Marco, forse scriverlo gli ha anche permesso un po' di fuggire da quelle dimensioni, però il disco ne soffre un pò, ne risulta un po' penalizzato, chiuso nell'ispirazione: per questo la " leggerezza" di questo progetto la sentiamo e la viviamo un po' tutti quanti come un sospiro di sollievo....( almeno io) , adesso .

scarsa forza per scrivere ma ci penso da ieri.....

Marco è stato scoperto da tutti quando ha smesso di spaventare ed ha dato a tutti la possibilità di percepirlo artisticamente, con la sua splendida voce, la sua sensibilità e il suo carisma........infondo il mestiere di vivere insegna che questa è la strada più battuta per riuscire a sopravvivere. Gli eroi hanno fascino ma si bruciano presto......

quindi Jazz e Lev nella prima analisi

Mi piace pensare di essere una di quelle persone che invece si è innamorata di lui proprio perchè era diverso, eccentrico, fragile, insicuro e travolgente insieme, raro....quasi tutti noi l'abbiamo visto così e non lo scorderemeo.......per questo non lo riconoscevo la prima sera a Sanremo ero spiazzata e confusa......poi lui sera dopo sera, intrvista dopo intervista, mi ha mostrato che c'era ancora tutto quello che avevo amato ma mostrato in forma apparentemente diversa.


e quindi io pure kiki tutto e in particolare l'ultima domanda ......perchè appunto guardando da anni tutto il percorso di questo giovane artista speciale avrei voluto vederlo osare di più ma riesco a capire perchè nn l'ha fatto.

Certo ho paura....l'idea di normalizzazione mi atterrisce, anche nella vita in genere, non vorrei mai accadesse e spero non avverrà, aspetto con un poco di apprensione il cd e gli do fiducia l'ho già detto anche perchè ora è così chiaro che vive un momento felice che vogio vivere la gioia con lui.

Il successo è veramente SUO perchè la chiave di tutto quello che gli sta succedendo è ...la sua crescita, la maggior fiducia in se stesso e la voglia di farcela..non sembra più, da quello che dice e fa, uno capitato per caso in quel mondo e che crede poco nel suo futuro musicale tanto da sembrare antipatico.....si sta sporcando le mani , sta decidendo, sta investendo il suo denaro..... ora il carattere dell'uomo Mengoni emerge e con le stelle dalla sua parte, o la fortuna o la provvidenza, scegliete voi, non lo fermerà nessuno.


Un giorno dirò che ho fatto parte dei soci fondatori della sua carriera (mi sembra che Eloisa mi disse una cosa del genere tempo fa), che ho visto il diamante grezzo col kajal e l'ho amato subito.... perchè qualsiasi cosa accadrà quella sarà stata una fase unica ed eroica. Senza per questo allontanare nuovi fan per carità ma più per ricordarlo a me stessa....nel momento del successo planetario e forse della banalizzazione dell'artista in nome del successo che merita, serberò il mio ricordo.

Tulip ha scritto: Un giorno dirò che ho fatto parte dei soci fondatori della sua carriera (mi sembra che Eloisa mi disse una cosa del genere tempo fa), che ho visto il diamante grezzo col kajal e l'ho amato subito.... perchè qualsiasi cosa accadrà quella sarà stata una fase unica ed eroica. Senza per questo allontanare nuovi fan per carità ma più per ricordarlo a me stessa....nel momento del successo planetario e forse della banalizzazione dell'artista in nome del successo che merita, serberò il mio ricordo.

confermo :eh già!: così mi sono sentita per lungo tempo, fino alla sua vittoria a Sanremo in verità... ora è diverso, mi sono rilassata, non sento più il "dovere di esserci" ma la "libertà di esserci se mi va..."

per il resto te e ho già quotato Jazz mi pare :eh già!:

Tulip ha scritto: Un giorno dirò che ho fatto parte dei soci fondatori della sua carriera (mi sembra che Eloisa mi disse una cosa del genere tempo fa), che ho visto il diamante grezzo col kajal e l'ho amato subito.... perchè qualsiasi cosa accadrà quella sarà stata una fase unica ed eroica. Senza per questo allontanare nuovi fan per carità ma più per ricordarlo a me stessa....nel momento del successo planetario e forse della banalizzazione dell'artista in nome del successo che merita, serberò il mio ricordo.

Io sono molto orgogliosa di esserci stata da subito, già qualcuno che non apprezzava Marco o non l'aveva calcolato prima di Sanremo, me lo sta facendo notare , dice che sono stata lungimirante e che ho avuto un buon orecchio E non credo che quella fase "eroica " non possa tornare , non possa venire rivalutata o presentarsi in nuove forme . Marco secondo me non è imbrigliabile in schemi o generi. Ma sono anche convinta che adesso c'era veramente bisogno di questa fase "soft", Marco deve ottenere consensi e per come stanno andando le cose, ci sta riuscendo alla grande con un pop lineare, senza fronzoli ma estremamente professionale ed elegante. SOLO è stato un disco troppo complicato e spiazzante per chi non conosceva Marco. Un peccato di presunzione che credo abbia capito . Prima deve farsi comprendere , poi potrà osare di più :eh già!:

Tulip ha scritto:
Un giorno dirò che ho fatto parte dei soci fondatori della sua carriera (mi sembra che Eloisa mi disse una cosa del genere tempo fa), che ho visto il diamante grezzo col kajal e l'ho amato subito.... perchè qualsiasi cosa accadrà quella sarà stata una fase unica ed eroica. Senza per questo allontanare nuovi fan per carità ma più per ricordarlo a me stessa....nel momento del successo planetario e forse della banalizzazione dell'artista in nome del successo che merita, serberò il mio ricordo.

@Tulip, per quel che vale ti dico che non è detto vada così. Previsioni non so farne, non ho idea di cosa accadrà in futuro, ma voglio credere e sperare che quando Marco si sentirà tranquillo e appagato dal cosiddetto "successo", dalle vendite e dalla popolarità, allora si rimetterà in cammino verso quella strada di cui tanto parlava agli inizi: trovare lo stile Mengoni, musicalmente parlando intendo. Perchè Tenco, Dalla, Zero, Bindi e altri ancora non sono stati, non possono essere stati, incidenti di percorso, il frutto di un caso, ma il risultato dell'incontro di anime mosse dalla stessa urgenza, sensibilità, profondità. La Canzone ha trovato la sua Voce e insieme hanno toccato vette altissime di intensità, bellezza e verità. Capita solo quando di mezzo ci sono degli artisti veri. Essere un artista non è una questione di scelte, ci si nasce così, fa parte della propria natura. E quella, se la ignori, prima o poi reclamerà di essere ascoltata. L'ho già detto in passato, Marco è un artista e arriverà il momento in cui dovrà fare i conti con ciò che è veramente, fosse anche tra 10 o 20 anni. Ed è quello che gli auguro.

Per il resto fa un certo effetto osservare come il mondo, all'improvviso, scopra un ragazzo che fino a ieri ignoravano e a volte detestavano anche, solo perchè ora ha le persone "giuste" alle spalle. Sul repertorio, il look e il modo di porsi, non lo so, ho gli stessi dubbi di @Kiki. Quello che so è che io non gli ho mai chiesto questo. Io, che lo seguo dall'inizio e ne sono orgogliosa, non gli ho mai chiesto di uniformarsi ai gusti del grande pubblico, mai. Desideravo solo che imparasse a rimanere a fuoco su quello che fa e che trovasse musicisti e parolieri capaci, alla sua altezza, in grado di accompagnarlo nel suo percorso. Alla sua altezza. Questo avrei voluto. Per me erano gli altri a dover andare incontro a lui. Un'utopia la mia.

Sulle canzoni - ovviamente sulle tre ascoltate - mi permetto solo di dire che la penso in maniera completamente differente dalla maggior parte di voi, ma non aggiungo altro, così da non irritare nessuno.

Buonanotte.

Mi perdonerete per la lunghezza del mio post, ma non riesco ad accorciarlo, e già così temo di aver tralasciato delle cose, col rischio di semplificare troppo, ma saltatelo pure se non vi va perdere tempo.

Joe chiedeva perché piace questo Mengoni, perché questo Mengoni ha successo, e non se piace a noi. E su questo ho posto la mia attenzione, ma c'è qualcosa che mi sfugge, quando leggo di omologazione.
Mi riferisco solo ed esclusivamente al brano che tutti apprezzano ora, a come è stato proposto e come sia arrivato alla gente, perché è quello che sta decretando ora il successo di Marco, le anteprime non contano nulla e nel giro di qualche settimana sapremo se il nuovo Marco piace veramente o è stato solo una parentesi legata alle famosi congiunzioni astrali.

Per ora io, in questo brano di successo e nel modo di proporlo a Sanremo tutta questa omologazione non la sento e non la vedo. Vedo piuttosto una sincera rappresentazione del messaggio, per quanto una rappresentazione possa essere sincera. E credo che questa sincerità sia stata colta praticamente da tutti, così come tutti hanno colto la commozione mostrata nel cantare Tenco. È questo che ha fatto la differenza, non come si è presentato e che cosa ha presentato, ma l'insieme credibile e onesto.
Cercherò di spiegarmi meglio.
Partiamo dal come. L'abito e il modo di stare sul palco. Che Marco facesse la sua gran bella figura in giacca e cravatta lo sapevamo prima dell'arrivo di Ferragamo, a XF ne aveva indossata più d'una e la sua eleganza naturale ne aveva sempre giovato. Certo anche con abiti meno formali il risultato era praticamente il medesimo, volevo sottolineare però come, nella memoria di chi c'era fin dall'inizio, il ricordo dell'abito elegante non è certamente legato ad una omologazione. La scelta di cantare con l'asta e i pochi gesti con le mani, mi sembra coerente con tutte le sue interpretazioni più intime e sentite. Quindi non capisco perché ora la scelta di essere essenziale sul palco di Sanremo possa definirsi omologazione. Già nel tour teatrale aveva fatto una scelta in questo senso, ma anche nel tour 2.0, se togliamo la parentesi ballereccia, aveva proposto una certa eleganza retrò.
Quindi l'immagine proposta a Sanremo è funzionale al messaggio del brano e insieme arrivano alla meta.
Se non è l'immagine a potersi definire omologata, visto poi come erano vestiti gli altri, Marco, nel sua doppiopetto a due bottoni spiccava per originalità, allora deve essere il repertorio.
Se guardiamo alla produzione passata, tralasciando ogni giudizio sulla qualità, cosa su cui si è ampiamente discusso, ma se ci soffermiamo solo sul "genere", sullo stile, io neanche qui vedo una differenza tale da poter far gridare alla banalizzazione ed alla omologazione attuale.
Con Credimi ancora, Marco si è presentato sul palco dell'Ariston facendo pensare a chissà quali scenari futuri, per poi scoprire il bluff appena ascoltato Re Matto. Su quel palco a Sanremo c'era l'artista sfrontato, aggressivo, che cantava come se non ci fosse un domani, e nel CD ci siamo trovati di fronte a brani che niente avevano a che vedere con quanto immaginato. Per scoprire poi quanto fosse caricata quell'immagine, con Marco che non amava la celeberrima camicia bianco/nero, con Marco che non ha più messo il Kajal appena ha potuto togliersi la corona di Re Matto. Forse siamo noi che abbiamo voluto vedere qualcosa che non esisteva, qualcosa veramente costruito a tavolino senza una sostanza dietro, ed aveva ragione chi allora scappò a gambe levate, lanciando anatemi contro i talent, capaci solo costruire un'immagine? Certo la sostanza c'era ma spesso, ripensandoci, era illuminata da luci estranee, rivestita di abiti presi in prestito e non sempre della giusta misura. Forse chi non l'ha accettato aveva visto le carte truccate, ha capito subito il gioco e ha passato la mano.
Per essere ancora più chiara, Pelù che si presenta a The Voice con i suoi pantaloni e gilet di pelle e il pizzetto è credibile nonostante l'età, Marco no. Non lo era col kajal così come non lo era con pantacollant mentre ballava/combatteva nell'arena.

Poi è arrivato Solo 2.0. Staremo oggi a parlare di omologazione se invece di uscire con Solo (Vuelta al ruedo), avessero scelto di uscire con Mangialanima? O con Un finale diverso, Tonight o addirittura L'Equilibrista che non piaceva a nessuno inizialmente? Ancora una volta ci siamo trovati di fronte ad una immagine che non corrispondeva pienamente al contenuto. Senza entrare nell'analisi musicale dei brani, la sensazione di qualcosa di ancora troppo artificioso c'era. Ovvio che i fan che c'erano fin dall'inizio hanno visto come al solito cose diverse da quel che ha visto il resto del pubblico. A partire dalla copertina, noi sapevamo che cosa rappresentavano quelle mani, sapevamo del comics, ma gli altri cosa hanno capito? Marco è sempre originale era la nostra giustificazione, ma quando la ricerca dell'originalità supera la spontaneità di un'idea, la sensazione di un'operazione programmata solo per distinguersi, arriva prima dell'idea stessa ed normale che venga rifiutata.
Ricordo ancora, dalla Cucciari, come Bordone girava e rigirava tra le mani il CD. Guardava il CD e guardava Marco... come se qualcosa non tornasse.

Parliamo spesso della scarsa qualità dei prodotti di successo. Ed è vero. Ci sono i prodotti in serie di Amici, quelli veramente omologati, ci sono i soliti prodotti radiofonici, ma forse c'è più onestà di quanto non si pensi. Ed è forse questo che il pubblico alla fine riconosce. Pensavo all'Amoroso, quella che vende di più, che non si è mai venduta per quello che non era, con molta onestà. E chi l'ascolta lo sa, lo sente.
Non dico che non ci fosse onestà nel lavori di Marco, ma c'era la presunzione di voler essere altro, senza riuscirci. Non so se fosse colpa sua o dei suoi produttori, io sono per questa seconda ipotesi, ma Marco si è ed è stato caricato del peso di essere artista senza avere ancora la forza per esserlo.
Marco ha la sensibilità dell'artista, ha il genio dell'artista, ma ha anche le contraddizioni dell'artista e non gli è stato dato, in passato, il tempo, la possibilità e gli strumenti per capire cosa diventare.
Ora, ed io lo vedo per la prima volta, c'è un equilibrio tra Marco e quello che canta. Potrà non piacere, potrà essere commerciale, ma io vedo sincerità. E penso che anche il "nuovo" pubblico la percepisca, è tutto qui il segreto di questo successo, e non certo di chi gli sta dietro, perché la maggior parte della gente non ne sa niente e non gli interessa, ascolta un brano e decide se gli piace o meno, senza sapere nulla di musica o di chi la produce e di quante volte passa in radio... è la famosa alchimia.
Marco, il sensibile interprete di brani importanti, è anche il giovane che vuole divertirsi, è il bravo ragazzo legato alla famiglia e ai suoi valori. A volte è sulle nuvole e ma spesso scende a terra. È il ragazzo sensibile che mette un fondo nero per la morte di Dalla, senza commenti e poi si fa filmare in bagno. Parlava di un Sanremo di libertà, ed così che io lo vedo oggi, libero di essere se stesso, libero di non pensare al peso del suo genio, che tanto i conti deve farceli sempre e comunque. Libero di cantare le insipide canzoni pop che probabilmente, però, lo divertono e gli piace cantare, senza doversi preoccupare di quello che gli altri vorrebbero che lui facesse per rendere onore alla sua arte. E questo non lo penso ora che si è sacrificato sull'altare delle vendite, come dice qualcuno, lo penso e l'ho scritto, dal mio primo concerto di tre anni fa a Roma.

Quanto scritto sopra è una analisi parziale ma non superficiale della breve carriera di Marco Mengoni e del suo impatto sul pubblico.
Niente di quanto scritto deve essere considerato come dettato dal mio gusto personale, perché quello che vorrei io conta zero, e perché di perle nel corso della sua carriera, che gli auguro lunga e piena di successi, sono certa ce ne lascerà tante quante ne incontrerà.

Jazzbianco ha scritto:Mi perdonerete per la lunghezza del mio post, ma non riesco ad accorciarlo, e già così temo di aver tralasciato delle cose, col rischio di semplificare troppo, ma saltatelo pure se non vi va perdere tempo.

Joe chiedeva perché piace questo Mengoni, perché questo Mengoni ha successo, e non se piace a noi. E su questo ho posto la mia attenzione, ma c'è qualcosa che mi sfugge, quando leggo di omologazione.
Mi riferisco solo ed esclusivamente al brano che tutti apprezzano ora, a come è stato proposto e come sia arrivato alla gente, perché è quello che sta decretando ora il successo di Marco, le anteprime non contano nulla e nel giro di qualche settimana sapremo se il nuovo Marco piace veramente o è stato solo una parentesi legata alle famosi congiunzioni astrali.

Per ora io, in questo brano di successo e nel modo di proporlo a Sanremo tutta questa omologazione non la sento e non la vedo. Vedo piuttosto una sincera rappresentazione del messaggio, per quanto una rappresentazione possa essere sincera. E credo che questa sincerità sia stata colta praticamente da tutti, così come tutti hanno colto la commozione mostrata nel cantare Tenco. È questo che ha fatto la differenza, non come si è presentato e che cosa ha presentato, ma l'insieme credibile e onesto.
Cercherò di spiegarmi meglio.
Partiamo dal come. L'abito e il modo di stare sul palco. Che Marco facesse la sua gran bella figura in giacca e cravatta lo sapevamo prima dell'arrivo di Ferragamo, a XF ne aveva indossata più d'una e la sua eleganza naturale ne aveva sempre giovato. Certo anche con abiti meno formali il risultato era praticamente il medesimo, volevo sottolineare però come, nella memoria di chi c'era fin dall'inizio, il ricordo dell'abito elegante non è certamente legato ad una omologazione. La scelta di cantare con l'asta e i pochi gesti con le mani, mi sembra coerente con tutte le sue interpretazioni più intime e sentite. Quindi non capisco perché ora la scelta di essere essenziale sul palco di Sanremo possa definirsi omologazione. Già nel tour teatrale aveva fatto una scelta in questo senso, ma anche nel tour 2.0, se togliamo la parentesi ballereccia, aveva proposto una certa eleganza retrò.
Quindi l'immagine proposta a Sanremo è funzionale al messaggio del brano e insieme arrivano alla meta.
Se non è l'immagine a potersi definire omologata, visto poi come erano vestiti gli altri, Marco, nel sua doppiopetto a due bottoni spiccava per originalità, allora deve essere il repertorio.
Se guardiamo alla produzione passata, tralasciando ogni giudizio sulla qualità, cosa su cui si è ampiamente discusso, ma se ci soffermiamo solo sul "genere", sullo stile, io neanche qui vedo una differenza tale da poter far gridare alla banalizzazione ed alla omologazione attuale.
Con Credimi ancora, Marco si è presentato sul palco dell'Ariston facendo pensare a chissà quali scenari futuri, per poi scoprire il bluff appena ascoltato Re Matto. Su quel palco a Sanremo c'era l'artista sfrontato, aggressivo, che cantava come se non ci fosse un domani, e nel CD ci siamo trovati di fronte a brani che niente avevano a che vedere con quanto immaginato. Per scoprire poi quanto fosse caricata quell'immagine, con Marco che non amava la celeberrima camicia bianco/nero, con Marco che non ha più messo il Kajal appena ha potuto togliersi la corona di Re Matto. Forse siamo noi che abbiamo voluto vedere qualcosa che non esisteva, qualcosa veramente costruito a tavolino senza una sostanza dietro, ed aveva ragione chi allora scappò a gambe levate, lanciando anatemi contro i talent, capaci solo costruire un'immagine? Certo la sostanza c'era ma spesso, ripensandoci, era illuminata da luci estranee, rivestita di abiti presi in prestito e non sempre della giusta misura. Forse chi non l'ha accettato aveva visto le carte truccate, ha capito subito il gioco e ha passato la mano.
Per essere ancora più chiara, Pelù che si presenta a The Voice con i suoi pantaloni e gilet di pelle e il pizzetto è credibile nonostante l'età, Marco no. Non lo era col kajal così come non lo era con pantacollant mentre ballava/combatteva nell'arena.

Poi è arrivato Solo 2.0. Staremo oggi a parlare di omologazione se invece di uscire con Solo (Vuelta al ruedo), avessero scelto di uscire con Mangialanima? O con Un finale diverso, Tonight o addirittura L'Equilibrista che non piaceva a nessuno inizialmente? Ancora una volta ci siamo trovati di fronte ad una immagine che non corrispondeva pienamente al contenuto. Senza entrare nell'analisi musicale dei brani, la sensazione di qualcosa di ancora troppo artificioso c'era. Ovvio che i fan che c'erano fin dall'inizio hanno visto come al solito cose diverse da quel che ha visto il resto del pubblico. A partire dalla copertina, noi sapevamo che cosa rappresentavano quelle mani, sapevamo del comics, ma gli altri cosa hanno capito? Marco è sempre originale era la nostra giustificazione, ma quando la ricerca dell'originalità supera la spontaneità di un'idea, la sensazione di un'operazione programmata solo per distinguersi, arriva prima dell'idea stessa ed normale che venga rifiutata.
Ricordo ancora, dalla Cucciari, come Bordone girava e rigirava tra le mani il CD. Guardava il CD e guardava Marco... come se qualcosa non tornasse.

Parliamo spesso della scarsa qualità dei prodotti di successo. Ed è vero. Ci sono i prodotti in serie di Amici, quelli veramente omologati, ci sono i soliti prodotti radiofonici, ma forse c'è più onestà di quanto non si pensi. Ed è forse questo che il pubblico alla fine riconosce. Pensavo all'Amoroso, quella che vende di più, che non si è mai venduta per quello che non era, con molta onestà. E chi l'ascolta lo sa, lo sente.
Non dico che non ci fosse onestà nel lavori di Marco, ma c'era la presunzione di voler essere altro, senza riuscirci. Non so se fosse colpa sua o dei suoi produttori, io sono per questa seconda ipotesi, ma Marco si è ed è stato caricato del peso di essere artista senza avere ancora la forza per esserlo.
Marco ha la sensibilità dell'artista, ha il genio dell'artista, ma ha anche le contraddizioni dell'artista e non gli è stato dato, in passato, il tempo, la possibilità e gli strumenti per capire cosa diventare.
Ora, ed io lo vedo per la prima volta, c'è un equilibrio tra Marco e quello che canta. Potrà non piacere, potrà essere commerciale, ma io vedo sincerità. E penso che anche il "nuovo" pubblico la percepisca, è tutto qui il segreto di questo successo, e non certo di chi gli sta dietro, perché la maggior parte della gente non ne sa niente e non gli interessa, ascolta un brano e decide se gli piace o meno, senza sapere nulla di musica o di chi la produce e di quante volte passa in radio... è la famosa alchimia.
Marco, il sensibile interprete di brani importanti, è anche il giovane che vuole divertirsi, è il bravo ragazzo legato alla famiglia e ai suoi valori. A volte è sulle nuvole e ma spesso scende a terra. È il ragazzo sensibile che mette un fondo nero per la morte di Dalla, senza commenti e poi si fa filmare in bagno. Parlava di un Sanremo di libertà, ed così che io lo vedo oggi, libero di essere se stesso, libero di non pensare al peso del suo genio, che tanto i conti deve farceli sempre e comunque. Libero di cantare le insipide canzoni pop che probabilmente, però, lo divertono e gli piace cantare, senza doversi preoccupare di quello che gli altri vorrebbero che lui facesse per rendere onore alla sua arte. E questo non lo penso ora che si è sacrificato sull'altare delle vendite, come dice qualcuno, lo penso e l'ho scritto, dal mio primo concerto di tre anni fa a Roma.

Quanto scritto sopra è una analisi parziale ma non superficiale della breve carriera di Marco Mengoni e del suo impatto sul pubblico.
Niente di quanto scritto deve essere considerato come dettato dal mio gusto personale, perché quello che vorrei io conta zero, e perché di perle nel corso della sua carriera, che gli auguro lunga e piena di successi, sono certa ce ne lascerà tante quante ne incontrerà.

@Jazz..vai avanti con le tue analisi , sono mooolto interessanti .

Erika ha scritto:@Jazz..vai avanti con le tue analisi , sono mooolto interessanti .

non posso dire di condividere parola per parola tutto ciò che hai scritto, ma in gran parte sì e in particolare questa frase che ho pronunciato anch'io non più tardi di un mese fa :

"ed così che io lo vedo oggi, libero di essere se stesso, libero di non pensare al peso del suo genio, che tanto i conti deve farceli sempre e comunque"

e comunque mi piace molto leggerti :eh già!:

Eloisa ha scritto:

Erika ha scritto:@Jazz..vai avanti con le tue analisi , sono mooolto interessanti .

non posso dire di condividere parola per parola tutto ciò che hai scritto, ma in gran parte sì e in particolare questa frase che ho pronunciato anch'io non più tardi di un mese fa :

"ed così che io lo vedo oggi, libero di essere se stesso, libero di non pensare al peso del suo genio, che tanto i conti deve farceli sempre e comunque"

e comunque mi piace molto leggerti :eh già!:

@Jazz :eh già!:

Provo raccontare come ho percepito io il cambiamento di Marco, e perché mi piace molto adesso.
X Factor era una promessa di un sogno, che stava realizzando a SanRemo nel 2010. Sembrava un Lucifero cioé un portatore di luce.Baciamano da gentiluomo , vestito stravagante , occhi truccati e lo sguardo tra un cucciolo dolcissimo a diabolico. Il pezzo da cantare fuori del comune, indipendentemente che piaceva o no. Era una bomba , che eccitava il pubblico ,i giornalisti i fan.
( Certo tra Pupo e Scanu qualsiasi cosa risultava rivoluzionario)
Il terzo posto é diventato la sua fortuna.
Dopo lo staff e credo anche Tommassini hanno creato un"mostro".Dico con affetto perché il suo sucesso era mostruoso. Doveva essere Matto, comportare come un matto i dire cose possibilmente strane ed incomprensibile.
Questa situazione andava benissimo per i giovanissimi e per un po anche per me che purtroppo né giovanissima e nemmeno giovane non sono piú.
Io continuavo amarlo e seguirlo ma ero stanca che non si capiva mai cosa sono i suoi progetti , cosa pensa ... E come si poneva in pubblico . Ogni sua ospitata per me era una sofferenza perché tra risate, linguaccie ....non si riusciva capire dove vuole arrivare. Mi ricordo ancora la frustrazione della Gallo , che dopo una strampalate intervista di Marco ha esclamato: Mengoni é cosí, o accetti o non la inviti piú. Credo che le famose domande stupide dei giornalisti rispecchiava ció che pensavano di Lui, risposte stupide e domande stupide.
Io continuavo seguire ed amarlo come sempre, e mi dicevo crescerà !
In questo periodo "matto " ogni tanto si percepiva il vero Marco,il magnifico artista, il ragazzo gentile ,sensibile e riflessivo. Avevo la sensazione che é inprigionato in un ruolo non suo. Non so come sono andate le cose , ma forse per lui questo "mattità" é diventato insopportabile é andato in crisi e ha deciso mettere il suo disagio nelle sue canzoni , che purtroppo non é stato percepito dal pubblico piú vasto che ricordava solo di un Mengoni rockettaro solo per giovanissimi .Noi sapevamo che durante i suoi concerti ci regalava meravgliosi cover e canzoni suoi rivestiti di nuove sonorità.
Adesso che conosciamo il nuovo Marco elegante con le canzoni che forse sembrano"mignotte" , ma sono quelle che raggiungono un pubblico piú vasto, fanno canticchiare tutti e non vedo nulla di male o "degradante" in questo.
Marco sicuramente aveva bisogno questo sucesso, questa popolarità che é molto di piú dell'adorazione dei BM .
Le sue canzoni mi piacciono tutte, lo so che Marco riesce fare anche cose molto piú impegnative pero solo per pochi , e perché mai non dovrebbe essere questa volta leggero per piacere a tutti? Credo che ha riuscito non compromettere la qualità, e quando sento in giro che la gente fa apprezzamenti senza imbarazzo ad un ragazzo giovanissimo che non canta cose banali, ma anche Tenco e Dalla.Quando lo intervistano ,fanno domande sulla sua musica sulle sue sensazioni e i giornalisti hanno sempre la risposta giusta.
Marco é Marco lo era prima che noi lo incontrassimo , lo é adesso e lo sarà dopo, sempre lo stesso!
Un ultimo pensiero al mio straordinario ragazzo. Goditi ogni istante della tua vita e sii felice, sei un grande artista.
Nel frattempo ho smontato la mia tenda sul riva dl fiume, ma il tunnel rimane il mio posto preferito!

Non so se sono riuscita spiegare il mio pensiero ma oramai mi conoscete e riuscite capirmi.

Erika ha scritto:
Adesso che conosciamo il nuovo Marco elegante con le canzoni che forse sembrano"mignotte" , ma sono quelle che raggiungono un pubblico piú vasto, fanno canticchiare tutti e non vedo nulla di male o "degradante" in questo. Marco sicuramente aveva bisogno questo sucesso, questa popolarità che é molto di piú dell'adorazione dei BM .
Le sue canzoni mi piacciono tutte, lo so che Marco riesce fare anche cose molto piú impegnative pero solo per pochi , e perché mai non dovrebbe essere questa volta leggero per piacere a tutti? Credo che ha riuscito non compromettere la qualità, e quando sento in giro che la gente fa apprezzamenti senza imbarazzo ad un ragazzo giovanissimo che non canta cose banali, ma anche Tenco e Dalla.Quando lo intervistano ,fanno domande sulla sua musica sulle sue sensazioni e i giornalisti hanno sempre la risposta giusta.
Marco é Marco lo era prima che noi lo incontrassimo , lo é adesso e lo sarà dopo, sempre lo stesso!
Un ultimo pensiero al mio straordinario ragazzo. Goditi ogni istante della tua vita e sii felice, sei un grande artista.
Nel frattempo ho smontato la mia tenda sul riva dl fiume, ma il tunnel rimane il mio posto preferito!

Non so se sono riuscita spiegare il mio pensiero ma oramai mi conoscete e riuscite capirmi.

Erika

ti sei spiegata benissimo e ti perchè la penso esattamente allo stesso modo

Ah! Buongiorno a tutto il forum!

leggo ora l'ultimo post di Jazz che quoto e straquoto

analisi PERFETTA

exit !

Tulip ha scritto: exit !

sono come le lumache, scappo fuori quando piove

No, in verità sono tornata per la canzone TUNZ TUNZ non volevo rinunciare al ballo di gruppo con Pier, Kiki ed Eloisa

Bene
" Siamo tutti qui e tutti insieme vogliam vedere il barccobaldo showwwww" ( ciaux Exit )
Quoto Jazz la sincerità è la più seducente delle armi, anzi è l'unica che convince : il Marco di oggi piace di più perchè è più se stesso, ha ritrovato il ragazzo che c'è dentro di lui.
Bella anche l'immagine di Erika: il primo Marco seduceva con l'incantesimo, questo con
quel non-so-che che è lo stato di pace , l'anima rasserenata, distesa, decontratta.

Ecco, praticamente stavo tentando di dire la stessa cosa che hanno detto Jazz e Liz, cioè che il Re Matto era un personaggio finto, che Solo 2.0 è stato un cd troppo pretestuoso e che questo è per me il vero, autentico Marco ù__ù
Ritento, sarò più fortunata...

Cmq non capisco chi parla di "perdita dell'originalità". La voce di Marco è sempre quella, inconfondibile, forte, unica, che non imita nessuno (nè può essere imitata da nessuno). La persona di Marco è sempre la stessa: ironico, pungente, flemmatico, attento, finto-tonto ma solo per poter osservare meglio chi ha di fronte. Marco non è cambiato, è solo CRESCIUTO.

Inoltre vedo che i signori maschietti stanno cominciando ad apprezzare Marco senza doversi nascondere dietro il "piace alla morosa/a mia moglie/figlia", e ne avremo la prova tangibile al prossimo tour, quindi significa che Marco non è più il cantante "per ormonelle" come dicevano prima, sta ampliando la sua fan base e questo è ottimo.

( P:S: Posso aggiungere una piccola postilla strettamente personale ? Siamo in vena di confidenze, no ?: Quando ho sentito Marco per la prima volta, con " Man in the mirror", è come se mi fosse venuta fame ... mi ha messo addosso un'inquietudine e un senso di incompletezza che spero prima o poi di riuscire a colmare come si deve .... non so se è questo che adesso sentono in molti , ma penso che questo sia il suo segreto d'artista ... ci fa intravvedere qualche cosa che ancora ignoriamo e che ci ha reso inquieti...affamati...)

Jazz e la lucidità della tua analisi, un po' di invidia per come riesci a tener separate la ragione e il cuore. Exit felice di leggerti ancora